Storia di Bisceglie
La Città
Il territorio di Bisceglie fu abitato sin da epoche remote, sul suo territorio si osservano ancora oggi numerosi dolmen, il più notevole dei quali è quello della "Chianca". La città, già esistente come piccolo "Locus" attorno a un casale (da cui prende il nome stesso la città), fu ampliata e fortificata dai Normanni nell'XI secolo, fu assoggettata nel 1042 al dominio di Roberto il Guiscardo della casata degli Hauteville, che la donò a "Pierrot d'amì" Pietro dell'amico Conte di Trani e uno dei 12 capitani Normanni che si spartirono il territorio appena conquistato. Passati i Normanni giunsero a Bisceglie gli Svevi, ai quali si attribuisce un ampliamento della città e un rimaneggiamento del primo castello. Ebbe floridezza nel periodo Angioino, in feudo ai "del Balzo", attraverso una cospicua flotta mercantile con cui commerciava oltre che con i centri costieri del basso Adriatico, anche con i principali porti come: Ragusa Dalmata, Venezia e Trieste. Spentasi questa famiglia, passò in mano a Lucrezia Borgia e dopo la morte di suo marito, Alfonso d'Aragona, al loro figlio Rodrigo, nominato Conte di "Biselli & Quarata".
Nel 1512 tornò alla corona spagnola che la ampliò attraverso un nuovo sistema di fortificazioni. Proprio in questo periodo la comunità ebraica, che si era stabilita sin dal 1463 nel quartiere denominato " La Giudecca " (ad ovest della Città Vecchia), dovette abbandonare il Regno. Importante figura di questi anni fu il Vescovo Pompeo Sarnelli da Polignano a Mare, il quale riuscì ad attenuare i contrasti tra la Chiesa e l'Università circa i poteri sulla città; inoltre scrisse la prima storia cittadina intitolata " Memorie dei vescovi di Bisceglia ". Notevoli sono le testimonianze dell'illustre passato: la chiesa di Santa Margherita del XII secolo in stile romanico pugliese, il castello normanno-angioino con la torre maestra, l'abazia di S. Adoeno del XI secolo, e la cattedrale in stile romanico pugliese, iniziata alla fine del sec. XI e consacrata nel 1295, recentemente restaurata. Quando nel 1799 le truppe napoleoniche invasero il Regno di Napoli, Bisceglie, a differenza di Andria e Trani, che rimasero fedeli a Borboni subendo così il saccheggio delle truppe francesi, aprì le porte ai francesi inneggiando alla libertà. Dopo l'occupazione di Bisceglie da parte dei francesi, in città si sparse la voce di un imminente sbarco di navi russe e turche per contrastare l'avanzata dei soldati Napoleonici; tuttavia la minaccia risultò infondata anche se in città si ammassarono truppe francesi e italiane. Però, dopo alcuni giorni, 1.400 russi sbarcarono nel porto di Bisceglie e la occuparono riconsegnandola ai Borboni. Secondo una leggenda popolare, durante lo sbarco dei russi, i tre Santi protettori di Bisceglie scatenarono una violenta tempesta che ritardò di alcuni giorni lo sbarco e che fece colare a picco una nave russa.
Durante il Risorgimento Bisceglie fu un vivace centro di cospirazione, contando tra i nobili e il popolo circa 500 affiliati alla Carboneria. Durante i Moti napoletani del 1820-21 ebbe luogo nel Palazzo Tupputi un'importante "Dieta delle Puglie", in cui fu proclamata la Costituzione e ne vennero fissati gli Statuti in dieci articoli (5 luglio 1820); nobile figura di questi anni fu Ottavio Tupputi, il maggiore patriota biscegliese e nobile figura di cospiratore per ben due volte condannato a morte; partecipò anche come generale alla disastrosa campagna napoleonica di Russia. La sua città natale nel 1911 eresse in suo onore un busto in Piazza Margherita. Nel 1860 Bisceglie insieme ad altri centri vicini istituirono una "Giunta di Insurrezione" al fine di sostenere i Garibaldini e il 21 ottobre 1860 si tenne un referendum nel locale monastero di Santa Croce: la maggioranza dei votanti votò per l'annessione. Il primo deputato al Parlamento Italiano del collegio di Molfetta fu Ottavio Tupputi. Nel 1864 l'apertura del tronco ferroviario Foggia-Barletta-Bari diede grande impulso all'economia locale e il 9 novembre del 1872 fu inaugurato il Teatro Garibaldi dopo dieci anni di lavori; ben presto il teatro divenne il centro della vita mondana biscegliese. La tradizione liberale risorgimentale si tradusse a Bisceglie in una vivace vita politica, dalla quale emerse il sindacato del conte Giulio Frisari, capo della sinistra democratica parlamentare pugliese e della "Società Operaia di Mutuo Soccorso"; non mancarono in questo periodo vivaci scontri verbali e violenti scontri fisici.
Allo scoppio della prima guerra mondiale numerosi giovani biscegliesi partirono per il fronte e a fine guerra furono 430 i caduti (con numerosi feriti e mutilati). Il 2 agosto 1916 Bisceglie conobbe da vicino la guerra, infatti alcune cannonate navali austriache causarono diversi danni materiali ma nessuna vittima; tuttavia ancora oggi è possibile riconoscere sulla facciata di Palazzo Albrizio (accanto a Palazzo Ammazzalorsa, di fronte il porto) un segno di una cannonata austriaca risalente proprio a quell'evento. Il 5 ottobre 1924 fu inaugurato in piazza Vittorio Emanuele un obelisco per commemorare il ricordo di questi giovani biscegliesi.
Nel 1920 fu aperta una sezione del Fascio nel Palazzo Logoluso e anche Bisceglie, come tutta l'Italia, aderì con entusiasmo alla politica fascista. Nell'inverno 1940-1941, durante il conflitto italo-greco, Benito Mussolini fissò la sua residenza a Bisceglie nella Villa Angelica mentre il quartier generale alloggiò nella Villa Ciardi. Nel 1943 i tedeschi precipitosamente si ritirarono da tutto il Sud Italia e poco dopo Bisceglie fu occupata dagli anglo-americani; il travagliato passaggio dal Fascismo alla Repubblica trovò in Vincenzo Calace uno dei maggiori sostenitori della democrazia. Alla fine della seconda guerra mondiale furono circa 300 i caduti biscegliesi, molti invalidi e anche alcuni dispersi.
Le elezioni comunali del secondo dopoguerra segnarono il successo della Democrazia Cristiana e di Umberto Paternostro che fu sindaco di Bisceglie per ben dieci anni. Tra gli anni cinquanta e sessanta Bisceglie conobbe una fervida attività edilizia, economica e culturale.
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